Prestito Partecipativo – In Cosa Consiste

In questo spazio, ci occuperemo di un aspetto emblematico per il mondo dei prestiti e che riguarda, a suo modo, il prestito partecipativo, la ripartizione del rischio.

Difficoltà crescenti nella ripresa dell’economia reale, condizionate anche dagli stringenti vincoli istituzionali e di natura monetaria.

Non è vero che l’unico margine di autonomia che rimane in capo al singolo Stato Membro sia la politica fiscale. Un’utile misura di sostegno allo sviluppo parte dall’inversione di rotta mentale che coinvolge, a sua volta, un certo tipo di rapporto tra imprese, consumatori ed istituzioni.

Vediamo che cosa si intende per prestito partecipativo, distinguendolo dal prestito corporato e dal prestito sindacato. Tipologie di prestito che hanno in comune un unico humus: la condivisione o ripartizione del rischio, fondamentale in periodi crisi.

Il prestito partecipativo implica l’accettazione da parte di chi concede il credito di imporre una certa struttura al piano di rimborso che tenga progressivamente conto della capacità di rimborso dell’impresa finanziata. Saranno i soci a contribuire, a titolo di futuro aumento del capitale sociale, al rimborso di parte delle rate (quote capitale), di cui una componente fondamentale è rappresentata dall’utile d’esercizio.

Chiaramente anche il contratto di prestito partecipativo non avrà delle caratteristiche standard e bisogna porre estrema attenzione a quei margini di personalizzazione, dalla parte del creditore, che vogliono essere una forma di tutela contro l’incerto o l’eventuale fallimento dell’impresa partecipata, soprattutto se trattasi di start-up.

I soci condividono il rischio con la direzione aziendale e contribuiscono al saldo del debito (ripartizione del rischio a valle del finanziamento).

D’altra parte, con il prestito partecipativo, anche il creditore condivide il rischio e, pertanto, si potrebbe auto-tutelare imponendo alcune condizioni in calce al contratto tra cui la non modificabilità della composizione societaria, il vincolo per tutta la durata del piano di rimborso a non distribuire l’utile d’esercizio.

Ogni contratto di prestito partecipativo potrebbe introdurre elementi di novità anche nella determinazione della remunerazione variabile (quota parte della componente interessi).

Gli interessi, per meglio precisare, si distinguono in

-Componente fissa: Viene stabilita nel contratto di prestito partecipativo la modalità alla base della sua determinazione. Può essere prevista un’indicizzazione ad alcuni parametri (ad es. Pil), ipotizzando una certa ripresa economica. Per quale motivo, bisogna sempre avere come riferimento l’Euribor? La finanza innovativa ci insegna proprio questo. Dare libero sfogo al pensiero, adattandolo ai fabbisogni dell’economia reale

-Componente variabile: Possono essere previsti nel contratto di prestito partecipativo diversi sistemi di valorizzazione che dovrebbero tenere conto delle esigenze dell’impresa finanziata. Non sempre e quasi mai si applica un criterio semplicistico del tipo: Parte di Interessi Variabile da rimborsare = Utile netto d’esercizio

Sono previsti dei bandi regionali, in base ai quali, le nuove imprese possono accedere ai prestiti partecipativi, fatto salvo la capienza dei fondi disponibili (vedasi ad es. bando regione Lazio prestito partecipativo riservato alle start-up). Previste anche delle agevolazioni fiscali per le imprese finanziate.

Il prestito partecipativo, come anzidetto, rientra in un’ottica mentale molto più complessa che ha a che vedere con i sistemi di ripartire e condividere il rischio, venendo incontro alle esigenze di chi ha necessità di finanziarsi.

Vediamo alcuni esempi attinenti

-I prestiti sindacati alla tedesca. Le istituzioni (ad es. banche) condividono il rischio dell’insolvenza del debitore o soggetto finanziato e, attraverso un unico negozio giuridico, si suddividono i compiti (finanziatrici, responsabili dell’amministrazione o dell’individuazione delle condizioni economiche del contratto…).

-I prestiti corporati. Un esempio che non sembra ancora essere decollato è rappresentato dai minibond : possibilità da parte delle imprese di medie e grandi dimensioni di finanziarsi, attraverso l’emissione di titoli obbligazionari. Chi sottoscrive tale titolo dà fiducia alla ripresa, aiutando nel contempo lo sviluppo. Perché proporre sempre i titoli di stato, allorquando si rischia con titoli indicizzati all’inflazione e con aspettative recessive e deflazionistiche, di non avere un ritorno reale di quanto impiegato?

-Il mutuo affitto: C’è qualche punto di somiglianza, rispetto al prestito partecipativo. Si permette a chi è finanziato di rimborsare progressivamente il debito, in ragione della speranza da parte di quest’ultimo di un miglioramento della propria capacità di rimborso.

Oltre alle tipologie di prestiti considerate a titolo di esempio, è chiaro che, adottando la stessa ottica mentale, sia possibile concepirne di nuove.