I prestiti personali sono finanziamenti non finalizzati all’acquisto di beni e servizi e che, pertanto, non necessitano di alcuna motivazione all’atto della richiesta. Ovviamente, sono a titolo oneroso, nel senso che il creditore, sia esso banca o società finanziaria, eroga denaro, in cambio di un certo tasso di interesse, che si configura quale il suo rendimento, mentre per il cliente-debitore si tratterà di un costo per accedere al credito.
I prestiti personali prevedono l’applicazione di un tasso fisso, ossia costante per tutta la durata del finanziamento. Da ciò deriva anche che la rata periodica con cui si procede al rimborso del prestito non varia, così come il periodo dell’ammortamento può essere prefissato all’atto dell’erogazione del debito.
In pratica, i prestiti personali, essendo a tasso fisso, consentono al richiedente di conoscere già all’atto della richiesta l’importo della rata (mensile) e il periodo di durata dell’ammortamento.
Il tasso di interesse applicato al prestito è captato dal TAN (Tanno Annuo Netto), che indica l’incidenza percentuale degli interessi su base annua. Tuttavia, gli interessi non sono l’unico costo a cui va incontro il cliente, perché esistono anche altri oneri, come le spese di istruttoria, di apertura della pratica, di assicurazione, di invio rata a domicilio, etc. Questi, sommati al TAN, danno vita al TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale), che fornisce un’idea completa dell’effettivo costo da sostenere per ottenere il credito.
Per quanto sopra detto, il TAEG risulta sempre superiore al TAN, essendo gli altri costi insopprimibili del tutto, ma la loro differenza risulta tanto più elevata, quanto più basso è l’importo del prestito. Ciò è dovuto al fatto che essenzialmente i costi diversi dal tasso sono fissi, per cui tendono ad incidere di più, man mano che il prestito è di importo minore. Esempio: se tutti gli altri costi ammontano complessivamente a 300 euro, essi rappresentano il 30% di un prestito di 1.000 euro, ma solo il 3% di uno di 10.000 euro.
Avvertiamo che nella quasi totalità dei casi, quando si parla di prestiti a tasso zero, si fa riferimento al TAN, ma non anche al TAEG. Se così fosse, significherebbe che il creditore si starebbe sobbarcando i costi legati al finanziamento, oltre ad avere rinunciato a far rendere l’investimento.
Da un punto di vista tecnico, gli interesse rappresentano la maggior parte della rata, quando il finanziamento è ancora nelle fasi iniziali di ammortamento. Man mano che si procede a rimborsare il capitale, gli interessi gravano su un debito residuo minore, diminuendo la loro incidenza sulla rata, fino ad annullarsi con il pagamento dell’ultima scadenza.