I finanziamenti a fondo perduto sono prestiti che non prevedono l’obbligo di restituzione della somma erogata. Per questo, è chiaro che sono concessi da enti pubblici, come l’Unione Europea, lo Stato o le Regioni. Essi mirano a finanziare attività imprenditoriali nascenti o l’acquisizione di attività imprenditoriali preesistenti e ammettono investimenti per la realizzazione di opere o per l’acquisizione di attività già esistenti e ancora per l’acquisto di beni strumentali necessari all’attività.
In genere, tali finanziamenti sono diretti a sostenere l’imprenditoria giovanile e quella femminile e i bandi sono regionali, anche se spesso le risorse arrivano dall’Unione Europea, tramite un apposito fondo.
I prestiti d’onore, previsti per l’avvio di attività di imprenditoria giovanile, sono erogati in favore di cittadini comunitari tra i 18 e i 35 anni, che risiedano nelle zone indicate dal bando e che si trovino da almeno sei mesi in stato di disoccupazione. Tali fondi sono accessibili anche ai cittadini extracomunitari, se muniti di permesso di soggiorno con scadenza non inferiore a un anno successivo alla data di presentazione della domanda.
L’erogazione del prestito è subordinata alla frequenza di un corso di formazione di Invitalia, l’agenzia che si occupa della fase istruttoria. Esso è a fondo perduto per il 60%, mentre per il restante 40% sarà rimborsabile a un tasso di interesse agevolato, pari al 30% di quello praticato sul mercato per tipologia di credito.
Le attività finanziabili sono le micro-imprese (società semplice, in nome collettivo, in accomandita semplice), quelle in franchising (tutte le tipologie societarie, incluse le ditte individuali) e le attività di lavoro autonomo (ditte individuali di lavoratori autonomi).
Ottenuto il finanziamento, il beneficiario s’impegna a mantenere in vita l’attività per almeno 5 anni, ossia a non liquidarla, a non cederla e a non sottoscrivere alcun contratto di lavoro subordinato full-time, mentre è ammessa la stipula di un contratto di lavoro a tempo parziale, perché quest’ultimo potrebbe essere compatibile con l’esercizio dell’attività imprenditoriale finanziata.
Un altro tipo di finanziamento a fondo perduto è previsto in favore dell’imprenditoria femminile e l’Italia è oggi al secondo posto in Europa per richieste di questi tipi di prestito. Le attività finanziate sono anche in questo caso di tipo imprenditoriale, ma gestite da donne.
In particolare, la legge 215/92 sta alla base dei bandi emanati dal Ministero per lo Sviluppo Economico ogni anni, in accordo con gli Enti locali, le cui condizioni e disponibilità finanziarie variano da regione a regione, con un occhio di attenzione particolare a quelli ambiti territoriali, dove la condizione delle donne nel mondo del lavoro è peggiore.
Il finanziamento erogato è a fondo perduto o, in alternativa, si ha titolo per detrarre dalla dichiarazione dei redditi alcune specifiche voci di spesa, che abbatteranno l’imposta lorda dovuta, in sede di dichiarazione dei redditi. In più, almeno una parte del finanziamento potrebbe essere a condizioni agevolate, ossia a un tasso annuo solo dello 0,50% e rimborsabile fino a 10 anni.
Se l’attività finanziata è una ditta individuale, il titolare deve essere di sesso femminile; se trattasi di una società di persone o di una cooperativa, deve essere donna almeno il 60% dei soci; per le società di capitali, invece, il requisito prevede che le donne rappresentino i 2/3 almeno delle quote di partecipazione e almeno i 2/3 dei componenti dell’organo esecutivo (ad es., il consiglio di amministrazione). I parametri riferiti al criterio femminile devono essere mantenuti per almeno 5 anni.
I bandi fissano i criteri con i quali saranno stilati le graduatorie, le quali saranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale entro 90 giorni dalla chiusura del bando stesso. Essi prevedono un punteggio assegnato in base al tipo di progetto imprenditoriale, al settore economico, al legame con progetti di sviluppo locale, etc. I progetti finanziabili sono suddivisi in macro-aree: agricoltura, manifatturiero, turismo e servizi.
Sono finanziabili sia le spese relative all’acquisto di beni strumentali, sia per l’acquisizione di attività preesistenti. Non sono ammesse, invece, le spese per l’acquisto di beni di uso manuale comune o di uso promiscuo, come cellulare, auto, computer.
Esistono altre tipologie di finanziamento a fondo perduto, erogate dall’Unione Europea e che mirano a finanziare attività imprenditoriali e di lavoro autonomo. Mai o quasi mai, tuttavia, tali prestiti sono interamente a fondo perduto. In genere, il 50% della somma erogata non prevede l’obbligo di restituzione, mentre il restante 50% dovrà essere restituito, comunque, a condizioni agevolate, ad esempio, a tasso di interesse inferiore a quello mediamente praticato sul mercato.
I finanziamenti di questo genere sono concessi dai fondi europei sotto forma di microcredito. Generalmente, infatti, i programmi prevedono somme non superiori a 25.000 euro e dirette a finanziare attività con meno di dieci dipendenti.
Attenzione, però, perché la UE non concede direttamente i prestiti, ma fornisce garanzie agli intermediari finanziari, in modo da agevolare il credito alle piccole e medie imprese. Alcuni di questi fondi, poi, non sono nemmeno gestiti direttamente dalla Commissione europea, ma prevedono una collaborazione degli Enti locali, come le Regioni e le Province italiane.