I prestiti alle imprese continueranno a contrarsi anche nel 2015. Lo dice l’ultima stima della Banca d’Italia, secondo cui, a differenza del credito alle famiglie, che in Italia dovrebbe registrare una crescita sin dal primo trimestre del prossimo anno, quello alle imprese mostra di continuare a contrarre a ritmi sempre più ridotti, ma non si riprenderà prima della fine del 2015.
Su base annua, i prestiti alle imprese si sono ridotti nel nostro paese intorno al 3% quest’anno, con una tendenza all’attenuazione del calo, seppure insufficiente a far registrare un’inversione di tendenza. Se prendIamo il mese di settembre, i presti bancari sono scesi complessivamente del 2,3% annuo, ma mentre quelli alle famiglie sono diminuiti dello 0,6% nei dodici mesi, i prestiti alle imprese sono risultati ancora in calo del 3,3% dal -3,8% di agosto.
A fronte di un calo generalizzato dl credito alle imprese, il trend non appare omogeneo e sembra penalizzare per lo più quelle piccole, mentre quelle di maggiore dimensione iniziano a registrare un aumento del fatturato e della redditività, fattori che vengono considerati posItivamente dalle banche. Al contrario, le piccole e medie imprese continuano a soffrire gli effetti della crisi prolungata, mostrando un profilo di rischio in peggioramento, che spinge le banche a contrarre i finanziamenti in loro favore, anche tenendo conto del boom delle sofferenze di questi anni.
Quanto ai tassi, il diverso andamento tra piccole e medie imprese da un lato e grandi imprese dall’altro si riflette nel trend differente. Mentre i tassi medi sui prestiti fino a un milione di euro sono scesi al 3,60% a settembre dal 3,97% di agosto, per i prestiti superiori al milione di euro sono saliti dal 2.20% medio al 2,43%.
Si conferma, in sostanza, la tendenza al calo dei tassi, dovuto anche alle politiche della BCE, con l’eccezione di quelli praticati sui prestiti di un certo importo. Tuttavia, questo fenomeno continua ad accompagnarsi a una contrazione del credito.
In realtà, il calo dei prestiti non è dovuto solamente alla minore disponibilità delle banche a finanziare le imprese, ma anche alle difficoltà di queste ultime, costrette in molti casi a tagliare gli investimenti per far fronte ai problemi finanziari di questa fase recessiva dell’economia, in cui i consumi non sembrano essere stati stimolati nemmeno dall’introduzione del bonus Irpef degli 80 euro per le fasce di reddito medio basse.
Fino a quando non si avvierà una ripresa dell’economia italiana, difficilmente le banche torneranno ad espandere il credito al mondo delle imprese, le quali a loro volta difficilmente investiranno.