Continua la discesa dei tassi sui prestiti alle imprese e alle famiglie in Italia. Stando al rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana), il tasso medio praticato dalle banche a settembre per i mutui legati all’acquisto di una prima abitazione è sceso al 3% dal 3,12% di agosto.
Si tratta del livello più basso da oltre 3 anni, considerando che ad oggi il minimo dal luglio 2011 era stato toccato ad aprile del 2014, quando il tasso medio era sceso al 3,39%.
E un calo si avverte anche sul fronte dei finanziamenti alle imprese, il cui tasso medio è sceso al 2,87%, il valore più basso dal mese di febbraio del 2011.
Non sarà stato forse un caso che a settembre è salita al 23,9% la percentuale di finanziamenti erogati a tasso fisso dal 23% di agosto e il 20,9% di luglio. Questo dato segnalerebbe che i clienti iniziano a ritenere che i tassi d’interesse siano scesi pressoché ai minimi e che restino scarsi margini per ulteriori compressioni.
D’altronde, la BCE ha tagliato i tassi al minimo storico nel mese di settembre, segnalando ai mercati che sarebbe stato l’ultimo.
La Banca d’Italia, ad oggi, ci ha fornito come ultimi dati quelli relativi al mese di agosto, che vedono il tasso medio praticato sui finanziamenti alle famiglie scendere al 3,96% dal 3,99% di luglio, mentre quello mediamente applicato ai finanziamenti delle imprese risulta sceso al 3,64% dal 3,68% del mese precedente. Infine, in calo anche i tassi offerti sui depositi bancari, mediamente allo 0,81% dallo 0,83% di agosto.
Un altro aspetto positivo è che a fronte di 1.708 miliardi raccolti, le banche italiane risultavano avere impiegato al settembre 2014 1.819,5 miliardi, ossia 110 miliardi in più. Di questi, 1.420 miliardi sono finanziamenti a famiglie e imprese, in netto aumento dai 1.279 miliardi erogati nel 2007, ultimo anno prima della crisi. I restanti 400 miliardi sarebbero gli acquisti che le banche hanno effettuato di titoli di stato.
Al contempo, però, sono aumentate le sofferenze lorde delle banche, pari a 174 miliardi in agosto dai 172,4 di luglio, ossia al 9,2% degli impieghi. Il fenomeno si spiegherebbe per il prolungarsi della crisi economica, che crea contraccolpi finanziari negativi sulle imprese e le famiglie.
Le sofferenze nette, ossia al netto di quelle già iscritte a bilancio, salgono a 79,5 miliardi dai 78,2 di agosto, pari al 4,41% degli impieghi, un dato cinque volte più alto a quello registrato prima dello scoppio della crisi.
Riassumendo, quindi, i tassi proseguono la loro discesa in Italia e, in generale, in tutta l’Eurozona. Ma per via dell’aumento dei rischi, connessi alla crescita delle sofferenze, non è detto che ciò si accompagni a un miglioramento delle condizioni di erogazione del credito, sebbene gli ultimi dati indicherebbero un aumento degli impieghi.